venerdì 9 marzo 2018

Segnalazione: "Nel tuo nome" di Francesca A. Vanni





TITOLO: Nel tuo nome
AUTRICE: Francesca A. Vanni
CASA EDITRICE: StreetLib Selfpublishing

BIOGRAFIA
Francesca A. Vanni è lo pseudonimo di Marta B., nata in provincia di Milano nel 1984. 
Laureata in Scienze della Formazione, ha impiegato gran parte del suo tempo nello studio della Storia, in particolar modo quella relativa all’antica Roma, e della Cinematografia, soprattutto nell’ambito della fantascienza. 
A una delle sue più grandi passioni, la saga di Star Wars, ha dedicato la Tesi di Laurea Triennale “Dal cinema alla realtà: l’inarrestabile evoluzione della tecnologia nella saga di Star Wars.” (anno 2006). 
All’attività della scrittura affianca anche quella delle traduzioni. 

TRAMA
-Tu...-
Antinoo gemette, coprendo il suono della sua voce.
Avvertì il sapore metallico del sangue in bocca e la vista gli si appannò.
-La tua sarà una morte rapida, te lo prometto.- disse Quinto girando la lama nella ferita, prima di aggiungere –Mi dispiace tanto, ragazzo mio, ma ciò che ho fatto è solo lavoro. Non ho niente contro di te. Questa notte non mi ha regalato alcuna gioia.-
Lo guardò in viso, cercando di capire se avesse compreso il senso delle sue parole.
Ciò che vide lo atterrì.

Cos’è successo quella notte lungo le rive del Nilo?
Quale sorte riserverà il destino al giovane Antinoo, il bellissimo amante dell’Imperatore Adriano?
Fra le pagine del suo nuovo romanzo Francesca A. Vanni costruisce una storia dentro la Storia, immaginando “cosa sarebbe successo se...” in un avvincente susseguirsi di eventi che terranno il lettore con il fiato sospeso.

ESTRATTO
Sicut umbra dies nostri. 
(proverbio latino) 

Bitinia. 
Eccomi a casa, pensò Adriano. 
Davanti ai suoi occhi si stendeva languida la mitologica terra situata al confine fra la Grecia e le province più orientali del vasto Impero nato dal sangue che i romani avevano valorosamente versato decenni prima della sua ascesa al potere. 
La Bitinia era una terra le cui origini risalivano al tempo lontano e dorato delle capricciose divinità. 
C’era chi diceva che fosse stata conquista da Bisoyo, il valoroso figlio del dio Ares e di una vergine di nome Seta, altri invece ne attribuivano le origini a Bitino, uno dei tanti eroi generati dai frementi lombi di Zeus. 
Tutto ciò che Adriano poteva affermare con sicurezza era che la perfezione del Fato trovava la sua più completa espressione in quel lenzuolo di terra lambito dalla distesa infinita del mare che, insieme al paziente lavoro del vento e al lento scorrere dei fiumi, ne aveva plasmato i contorni a volte dolci e a volte aspri, accarezzati dai raggi del sole che come un artista capriccioso giocava a disegnare incantevoli labirinti di luci e ombre lungo i declivi dei colli e poi giù a correre fra le ampie valli fino a toccare i profili rocciosi delle montagne, ricoperte lungo i fianchi dalla fitta vegetazione e imbiancate sulle cime dalle nevi perenni, che si ergevano maestose e imponenti in lontananza stagliandosi come giganti silenziosi contro l’azzurro limpido del cielo estivo. 
Adriano socchiuse gli occhi e respirò a fondo le essenze trasportate dalla fresca e lieve brezza che accarezzava la sua figura, un profumo intenso di resina e fiori che aveva imparato ad associare a quel luogo di infinita bellezza.  
E di fiori colorati facevano bella mostra le dolci colline che in quel momento Adriano stava attraversando a cavallo assieme alla sua scorta. Quei colli sembravano ai suoi occhi delle matrone intente a sfoggiare elaborate acconciature e splendenti gioielli. 
Erano diretti alla volta di Claudiopoli, la città che un tempo veniva chiamata Bitinio, almeno fino al giorno in cui l’Imperatore Claudio aveva deciso di cambiarle nome per autocelebrare il suo potere, un’usanza molto in voga fra gli Imperatori che si era tramandata di dinastia in dinastia. 
Adriano lasciò di nuovo spaziare lo sguardo lungo i clivi: gialli asfodeli, gladioli rosa e viola e azzurri muscari si rincorrevano silenziosi fra il verde dell’erba, creando una mescolanza di colori vivaci degni di essere immortalati dalle mani dei migliori artisti dell’Urbe. 
Anche quella era la Bitinia, l’ultima provincia della Grecia, un luogo che Adriano amava ricordare e spesso aveva rievocato nella sua mente durante gli anni dell’assenza. 
Quanto tempo era trascorso, pensò malinconico, dall’ultima volta che il suo sguardo si era posato su quello spettacolo di commovente bellezza e sulle acque del lago Ascanio che stava costeggiando in quel preciso istante, una superficie d’acqua così chiara e limpida da trasformare il cielo in un novello Narciso desideroso di specchiarvisi. 
Tanto, troppo tempo, considerò. 

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