venerdì 12 ottobre 2018

Segnalazione: "Giallo interiora" di Nicola Skert






TITOLO: Giallo interioria
AUTORE: Nicola Skert
GENERE: Giallo
CASA EDITRICE: Amazon

TRAMA
Mattina. Il telefono trilla e risveglia Luca Kaska, ispettore di polizia. Ma non è un risveglio come gli altri. È traumatico. Già, perché non è facile risvegliarsi con la testa che scoppia, una pistola in mano e il cadavere di una donna accanto con un foro di proiettile sulla fronte. Non è facile soprattutto quando si è ispettore di polizia e il cadavere appartiene a Nat, la sua ex moglie. È la prima volta che la rivede dopo anni, ovvero da quando aveva deciso senza alcun preavviso di abbandonarlo e fuggire con un altro uomo. Una storia come tante, fino a quel giorno. Per l’ispettore Kaska è il passaggio istantaneo da una vita tranquilla in una cittadina di provincia a un incubo dal sapore surreale. E l’inizio della sua indagine più difficile. Sa che non l’ha uccisa ma che tutte le prove portano a lui. Chi l’ha voluto incastrare e perché? Chi ha portato Nat nel suo letto è l’ha uccisa? Unico indizio, l’avvenente donna dal caschetto rosso che l’aveva adescato la sera precedente...

ESTRATTO
Nat. La mia ex-moglie. Era la prima volta che la rivedevo da anni.
Quello che più mi sorprese, oltre alla pistola che stringevo in mano, fu quel piccolo foro nella fronte, perfettamente circolare, dalle cui profondità era fuoriuscito un piccolo rigagnolo di sangue rappreso. Nat portava la testa leggermente girata verso di me e quel piccolo rigagnolo, seguendo un percorso irregolare lungo la tempia, era andato a impiastricciare i lunghi capelli biondi adesi al cuscino intriso di sangue. Mi fissava con la tipica, fastidiosa e inespressiva insistenza della morte da quelle profonde pupille scure, profonde quanto il terzo occhio che si era scavato il suo posto nella faccia. Per il resto, il suo bel viso non pareva aver risentito un granché del colpo. Era quasi rilassato, trovai lì per lì. Nessun segno di sofferenza, benché fosse rivestito da un pallore ovviamente mortale e da quel paio di labbra bluastre, ormai buone solo per baciare la morte.
D’altronde, la pistola che stringevo ancora in stato catatonico rivelava dal diametro della canna di possedere un piccolo calibro. Piccolo come una caramella avvelenata con cui addolcire il trapasso di Nat. Era penetrata nella sua fronte senza devastarne la calotta cranica cercando una via d’uscita dalla nuca. Rimase intatta, uno scrigno che, al posto di un tesoro, custodiva nel cuscinetto di materia cerebrale morta un piccolo proiettile. Aveva risucchiato nella sua anima di metallo quella della mia ex-moglie, con il suo carico di ricordi ed emozioni, riducendola a un ammasso organico avviato lungo il piano inclinato della decomposizione.  
Rimasi paralizzato a lungo, il busto leggermente sollevato dal letto e inclinato su quel corpo morto che conoscevo, conoscevo fin troppo bene. Quel proiettile, oltre nella sua testa, sembrava essersi conficcato negli ingranaggi del mio orologio biologico. Congelandomi lì, in quell’ansa temporale, costretto a osservare uno spettacolo incredibile e tremendo. E come potevo capacitarmi di ritrovarla lì, sul mio letto, al risveglio, con un colpo di proiettile conficcato nella testa! Che cazzo pretendi!
«Non -non è possibile!» riuscii a malapena a balbettare, infatti.

DOVE TROVARLO (NEGOZI PRINCIPALI)
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Giunti al Punto

L’AUTORE

Nascere. Si nasce tante volte nella vita. Si muore altrettante più una. La prima volta sono nato 28 anni prima della conclusione del secolo scorso. Dopo un breve soggiorno in ospedale fui riportato nel luogo, che da allora mi divenne natale, dove i miei genitori risiedevano. Un totale di sei abitazioni, comprese quelle che da sole tracciavano l’ideale linea di demarcazione politica con uno stato che abbiamo ripetutamente, furbamente e fortunatamente, abbindolato nel corso di due guerre mondiali. Dopo alcuni anni mi trasferii in un paese di cinquecento anime che a confronto mi sembrava una metropoli di teppisti. Fui condotto lungo un normale percorso scolastico, frequentai un istituto tecnico locale per poi tuffarmi in una città di mare dove concludere studi universitari che si pretendono scientifici. Portavo ancora quei bei capelli lunghi di cui andavo tanto ma tanto orgoglioso, credevo ancora che l’università fosse una istituzione seria e che tutti eravamo nati con una importante missione sulle spalle da compiere. Dopodiché mi sono incarnato, in parte consapevolmente in parte no, nel bizzarro spirito del nostro tempo andando a impersonare il tipico essere umano medio del terzo millennio. Quel millennio dove tutti si credono artisti e spacciano la propria arte, una droga endogena con cui tollerare la dipartita dalle certezze e l’esigenza di esserci. Sempre e ovunque, per non sentirsi morti.
Nicola Skert vive a Udine. Laureato in biologia, dottore di ricerca, oltre ad alcuni articoli scientifici ha pubblicato Pus Underground (Montag Edizioni, 2010), Racconti PET (Pulp Erotic Trash), vol. 1 (Lettere Animate Edizioni, 2013), Hitorizumo (Minerva Edizioni, 2013). Suoi racconti sono comparsi nelle antologie Voglio un racconto spericolato (Damster Edizioni, 2011) e Nero 13 (Libra Edizioni, 2012). Fa parte del progetto Sugarpulp.


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